Come ogni sabato sera io e la mia famiglia ci rechiamo alla nostra parrocchia del nostro piccolo paese per assistere alla Santa Messa. Il vangelo della 23° Domenica del tempo Ordinario è tratta da quello dell’apostolo Matteo in cui Gesù narra ai suoi discepoli la parabola dei Talenti.
Appena tornato a casa ho discusso molto con mio padre circa il vero significato e la durezza del brano di Matteo. Eh si lo ammetto, mi sento come quel servo che a posto di fruttare il suo “talento” per paura lo nasconde. Ho molti “doni”, “pregi” che tengo in qualche angolo buio dell’anima. Valorizzo solo i miei di difetti “sei un narciso all’ennesima potenza!” mi disse pochi giorni fa il mio migliore amico. Dei talenti nessuno… “alla luce del sole”, non so e come se mi vergognarsi…. Ma di cosa?
Essere simpatici, “poliedrici”, socievoli e educati è forse un senso di chiusura verso il mondo? E’ giusto aver timore quando si conservano oggetti preziosi ma l’abilità del serve sta nel rendere al massimo… “all’ennesima potenza” il talento che possiede, tentare, rischiare e non stare ancorati all’incertezza e al dubbio amletico. Certo i servi avrebbero potuto guadagnare meno se no niente, ma almeno non si sono lasciati sopraffare dall’oblio del futuro, hanno agito subito, senza pensare invano alle conseguenze del gesto.
Bisogna cercare di essere buoni “agricoltori” nella vigna del Signore , adoperarsi per armonizzare quanto avuto da Lui… anche se il nostro terreno potrebbe risultare arido e pietroso. Il padrone, ritornando alla parabola, avrebbe potuto conservare la propria ricchezza in una banca ma invece l’ha affidata ai suoi dipendenti. Il Signore ha scelto noi per stimolare la nostra attitudine all’operosità. Se vivremo chiusi nel nostro recinto di contraddizioni, senza un’apertura alla società, senza testimoniare con il cuore agli altri i doni e la nostra Fede andremo sempre contro alla volontà Divina.”Guardare alla nostra vita con occhi di meraviglia e di gioia, perché siamo oggetto di un Amore generoso, che elargisce doni senza limiti. In realtà, cancellare dalla nostra coscienza la sensazione che siamo oggetto di doni ininterrotti da parte di Dio, ci impedisce di essere felici e al tempo stesso elimina dal nostro cuore la disposizione della gratitudine.” La nostra Vita si impoverisce e viene meno la fiducia verso Dio. Non lasciamo che il nostro piccola fiore appassisca nonostante ci sia acqua e Luce in abbondanza. E’ opportuno usare in abbondanza senza risparmiarci i propri talenti… ci rendono unici… non siamo figure nate in una catena di montaggio!
E voi quali doni nascosti avete?
«Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: “Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. Il suo padrone gli disse: “Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”. Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: “Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. Il suo padrone gli disse: “Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”. Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: “Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo”. Il suo padrone gli rispose: “Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti”.
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