“Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita…”
“La vita è troppo breve per avere dei nemici.”

Sono frasi più che di un campione di un poeta di questa vita. Il 1 Maggio del 1994 Ayrton Senna ci lasciava. Senza rumori o proclami. In silenzio. La curva tamburello la sua ultima destinazione. Il circuito di Imola la sua ultima dimora dove mietere i suoi sogni, il suo sogno, correre! Avevo solo 6 anni, non ricordo molto di lui e ne delle sue splendide gesta. Ogni tanto mio padre mi parlava di lui. I miei ricordi di fanciullo partono dal 1998 dai duelli Schumacher-Hakkinen, Ferrari contro Mclaren. Impresso nella mia mente ho solo l’edizione straordinaria del tg5 in cui Enrico Mentana dava la tragica notizia della morte di Ayrton. Ricordo solo questo. Un brivido dietro la schiena mi risveglia un attimo da una triste emozione.

L’anno scorso ho visto il film “Senna” prodotto nel 2010 per conoscere di più la storia di questa campione che insieme ad altri come il suo acerrimo nemico Proust, Berger e il novello Schumacher hanno reso quella Formula 1 leggendaria. Documentario fatto bene, bellissimo, come il suo volto e i suoi occhi che guardavano verso l’infinito, verso una prossima vittoria. Mi chiedo sempre come Qualcuno lassù, nello sport come nella vita in generale “si prende” sempre i migliori! A volte mi chiedo cosa farebbe Ayrton adesso se fosse ancora tra noi, comuni mortali, se avesse magari avuto un ruolo manageriale in F1 e rendere più bello questo sport, in cui la passione viene soppressa ormai da interesse economici e personali.
“La vita è troppo breve….”
Ciao Ayrton!
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