
Oggi non ci sei. Ne ora, ne mai. I colori dell’arcobaleno sviliti dentro un addio di foglie morenti. Visualizzi ma non rispondi. Nessun segnale da decifrare, da capire. Attese finte che diventano banali. La luna cerca un tuo sguardo per capire il perché di questa fuga. Scendi dal paradiso e illuminami, con quel poco di luce c’è. Il cuore si fa leggero. Bulimia di baci. Mi mancano. La mia pelle è nuda, ore a ricomporla. Sono un puzzle di pezzi inermi, un rimpasto senza sapore, l’odio senza rancore. L’odore rinchiuso all’interno di una mimosa… vola via in un incontro serale senza fisso menu. Senza spine, solo un filo di trucco. Mentire, scrivere una lettera e riconoscere il mio groviglio di illusioni. Cortese in un inchino, succube di modelli romantici sotto vuoto. La verde e arrugginita panchina non parla più il nostro ingombro peso d’amor. La felicità è un passo più lungo della gamba su un percorso di fango e sassi e mi ritrovo a perdere facilmente il ritmo. Ora senza luce vivo, di nascosto mi nutrirò di destini fragili. Dipendente di pittoresche emozioni a cui non posso resistere. Farò pena agli ottimisti che squarciano il sole con il cuore altrui. Oh mio assolato cuore, che ormai dopo di te nulla vive… la mia eternità piange e piangerà tra le pagine di un futuro ironico e disonesto… Cosa vuoi sapere ancora di me? Tentazioni, capire quali parti dell’anima rimangono confuse. Bere gratuitamente dalle fonti della tua bellezza senza capire le dovute conseguenze, rischiare di soffocare. Che si fa ora a mezz’ora da una lacrima?
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