
Treno Espresso Notte Milano-Lecce. Io, mio padre e mia madre saliamo con i nostri pesanti bagagli dalla stazione di Modena, ultima fermata Lecce. Carrozza 6, un classico. Arriviamo al nostro scompartimento, come al solito tutto pieno. Sono le 23, abbiamo voglia di sederci dopo aver sistemato le valigie e affrontare le 10 ore di viaggio. C’è qualcosa che non va, io e mio padre lo notiamo subito. Una anziana signora, avrò avuto ottanta anni all’incirca, aveva occupato uno dei nostri tre posti. Non aveva la prenotazione. Le altre tre persone, ferme immobili e indaffarate, chi a leggere un libro e chi a smanettare sul cellulare, non fanno nulla. La Signora capisce che si dovrà alzare e cercarsi un altro posto, in altro scompartimento, nomade solitaria alla ricerca di un piccolo e rassicurante posto libero. Io avido e duro di cuore, mi siedo e aspetto che mio padre faccia lo stesso. Invece no. Mio padre con sguardo gentile e servile invita l’anziana signora a rimanere seduta. “Non si preoccupi, ho un pò di mal di schiena, resti li seduta, non si preoccupi!” Senza clamori da “santo subito” si avvicina su di un sedile ribaltabile di quelli che ci sono lungo i corridori del treno e si siede. Avrebbe potuto rivendicare il suo legittimo posto, chiamare il controllore…Nelle future 6 ore rimane li, muto ma comunque vigile su me e mia madre. Ogni tanto si sgranchiva le gambe andando in bagno o guardando il paesaggio dalla finestra del treno. Solo dopo arrivati a Foggia la gente del nostro scompartimento inizia a scendere e ad andarsene indifferenti, senza neanche salutare. Ognuno con la sua propria vita. Solo dopo arrivati a Foggia mio padre socchiude il suo piccolo posto e si siede vicino a me e mamma. La Signora scenderà poco dopo a Bari non smettendo mai di ringraziare mio padre, eroe per un giorno. In quel giorno capì la grandezza umana di mio padre, della sua profondità d’animo, del suo infinito amore verso il prossimo. Ha ceduto il posto ad un altra persona senza avere nulla in cambio, un gesto istintivo ma di grande bontà. Ed io che a 20 anni compiuti, educatore di azione cattolica, credente e praticante avevo fallito, vittima della durezza del cuore o forse non avevo capito nulla della Vita, di come si ama. In questo mondo tendiamo sempre a pubblicizzare i nostri segni d’affetto, immortalarli con una foto o con un post. Mio padre lo ha fatto in silenzio. E’ un uomo orgoglioso mio padre, come buona parte dei uomini del sud. Ha preferito spaccarsi la schiena in quelle 6 ore di viaggio, nonostante io e mia mamma gli volevamo cedere il posto. Nulla testardo fino in fondo ma con un cuore grande cosi. Un gesto che può valere infinite parole vuote.
E’ un racconto di una piccola situazione familiare che mi è venuto in mente di condividerlo pochi istanti fa perchè è da un giorno che mi pesa un piccolo dubbio, i miei dubbi esistenziali di un acerbo pensatore della vita mi è venuto in mente: meglio una dolce e sorprendete parola o un rassicurante gesto d’amore? Ci penserò un pò…
Buona giornata amici 🙂
Raffaele
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