Vittime o complici, in questa oleosa e profumata vita che scivola lungo scorticati petali di un cielo ancora terso?
A volte mi chiedo se sono una preda o un predatore nella mia abilitata esistenza a cui devo la riscossione di un debito per una qualifica professionale ottenuta con scarno merito. A volte mi chiedo se mi lascio ammazzare dagli eventi che come calcinacci mi cadono giù dall’alto o se sono io che gusto il sapore del vento proveniente da sud…
A volte mi chiedo, nelle ore più calde del giorno, se i miei passi lungo la sottile linea dell’orizzonte lasceranno per sempre un vago ricordo della mia gioventù o se è solo una virtù smettere di conteggiare le note poetiche che mancano prima che si schiuda la notte nell’enfasi vaga di una assorda felicità…
Era un giorno uggioso del mio compleanno. Anima assorta nei suoi dubbi pindarici per il tempo opacizzato e consumato in una buona osteria. E contare scrupolosamente le candeline che non si vogliono accendere e a fuori di soffiarci su mi gira la testa, gira il mondo gira con tutti i suoi avanzi di una cena appena denutrita perchè gli anni sono pochi e il cielo risulta essere lo stesso da trenta anni passati a contare chicchi di grano che ancora pregano lacrime di primavera per continuare a insinuarsi sul palco vittorioso delle mie goliardie. Era un giorno uggioso del mio compleanno. Nascere ogni giorno e capire dal primo vagito che uomo diventerò e se lo sarò, dai principi coriacei, prima di aver capito che fanciulli nel cuore per sempre si resterà. Perchè ho passato troppo tempo a darmi spiegazioni su come compiere i primi passi che ho dimenticato pure come si respirano i sogni di carta abrasiva in una afosa domenica di Agosto…
Capirai che un fiore non sboccia senza la mia magia veritiera di un volo di una farfalla che strappa un sorriso alla primavera che ancora conta le lacrime di un passato nevoso, come il distacco delle nostre mani alle porte di una progettata e apostrofata emozione.
Ma oggi no…
Capiremo che siamo finestre spalancate in mezzo all’oceano, nuoteremo insieme ai delfini e sorseggeremo i colori del mare che esplode solo per noi…
Ma oggi no…
Capirai che se avrai uno spiraglio di luce in fondo alle scartoffie ingiallite del ricordo esso diventerà febbricitante ossessione nello scoprire maliziosamente i risvolti comici ed esilaranti del domani, perché il movimento delle nostre labbra non deve essere una forzatura ma semmai un risultato magico della congiuntura delle nostre stelle nascoste in tasca vicino a delle chiavi… per aprire nuove porte del nostro destino o per gettare nel cestino quel che ancora noi non sappiamo di essere…
Ma oggi no…
Capiremo che siamo solo un brivido, un sorso d’acqua dopo un pellegrinaggio estenuante per intuire la morbidezza e la resilienza dei cuori ancora incerti e inesperti ma che nel loro ardore addentano questo sapore di semplicità…
Ma oggi no…
Capirai che tutta la gioia dell’umanità avrai se tra queste parole tu da me ritornerai… semmai portami un bel thè caldo… quanto è avverso il tempo senza il calore di un tuo abbraccio ora che mi sento uno straccio…
mi lascia scorticato nelle vertebre del mio pensiero.
Digitare nuove lettere
di una seducente illusione
per cercare nel disordine di questa frutta
troppo acerba per ricavarne un succo parole
sgonfiate e mai plasmate secondo usanze
di antichi rintocchi dell’animo.
Umanesimo che insulta contorni ancora vibranti
di sottotitoli di questo film che non conosce interruzioni
se non nella solitudine di una famelica emozione…
Quanto mi costa aspettarla, in lontananza da questo valico che non conosce la sua nemesi lucente e mi percuote, lei ubriaca emozione, perché non offro a lei gesti caritatevoli in quanto povero anche nel tessuto sfibrato di un suo ondoso ricordo?
Non so baciare, non so che sapere e che forma hanno le labbra degli angeli, non so cosa vuol dire fare l’amore con persone lontane da noi, ragazze che desidero girano l’angolo, adesso, al mio passaggio. Allontanami da me, Vita disordinata e maldestra, additata a controllare e a far sobbalzare i ritmi fraudolenti del mio cuore. E’ inutile, credo sia difficile cambiare il modo di invecchiare. Le sfumature del mio volto non l’ho scelte io per caso. E’ stupido, non è abbastanza non andare nel panico per un messaggio ignorato o declamato nel cestino. Un lumino di speranza solo dalle mie parole di carta. Non so ancora captare i segnali di un possibile allunaggio dei miei desideri. Le emozioni si scaldano per scia di povere stelle a targhe alternate.
“E tu Vita mia,
mi porti fuori città.
Segnali di pericolo,
l’età avanza e il tramonto
è più sbiadito che mai.
E tu Vita mia,
che tralasci le congruenze
del mio passato, passato
di echeggianti silenzi
nutrono spazi scoperti dalla mia finestra…”
Nessuno sa come finirà questo amore scoperchiato di perchè verso te, nudo e indifeso ma pur sempre amore verso te…