Credevo, fosse solo un incubo, un brutto sogno da cancellare immediatamente con un dolce pensiero. L’inferno che ha deciso di abitare per un pò sulla nostra terra e quella di Parigi. “La preghiera non aiuta contro i colpi di AK47”, almeno rivolgiamo una invocazione al nostro Dio Misericordioso di accogliere lassù nell’infinito cielo tutti i poveri innocenti che hanno salutato il nostro mondo. Il male non può vincere, l’odio e il rancore dietro una scaltra ideologia religiosa non può avere la meglio. Spero nella giustizia divina. Tutto qui.
No, no. Svegliatemi e ditemi che era solo un incubo…
Ero ancora un innocente bambino quando è successo. La guerra. Per la prima volta i miei occhi hanno vissuto, sfiorato il vento della sofferenza. Non ricordo molto, solo l’essenziale. Chiedevo a mio padre che razza di film stavano vedendo. Stava andando a giocare a calcio. “Strano modo di giocare a palla in quel film” pensai… Ancora oggi non mi rendo conto di quanto il male nutre di una malsana e pittoresca fantasia. Si appropria di anime non sue e se le porta via, via da un mondo che ancora oggi ha perso il suo senso logico e innaturale che sia. Tastare anche se distante migliaia di chilometri speranze accartocciate con i loro palazzi. La gente cattiva si era arrabbiata. Non capivo il perchè. Faccio fatico a capirlo ancora ora. Ero un innocente bambino e per la prima volta una favola non aveva un lieto fine…
Dimettete la vostra alterigia sorelle di opulenza gemelle di dominanza, cessate di torreggiare nel lutto e nel compianto dopo il crollo e la voragine, dopo lo scempio. Vi ha una fede sanguinosa in un attimo ridotte a niente. Sia umile e dolente, non sia furibondo lo strazio dell’ecatombe.
Si sono mescolati in quella frenesia di morte dell’estremo affronto i sangui, l’arabo, l’ebreo, il cristiano, l’indio. E ora vi richiamerà qualcuno ai vostri fasti. Risorgete, risorgete, non più torri, ma steli, gigli di preghiera. Avvenga per desiderio di pace. Di pace vera.
Sono passati 70 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Liberazione del male imprigionato negli occhi dei sopravvissuti alla Shoah, alla immensa tragedia che non ha colpito non solo ebrei, ma anche intellettuali polacchi, prigionieri russi, rom… Liberazione dalle sofferenze ideologiche e sociali, liberazione della libertà di guardare un cielo stellato in aperta campagna. Ferita ancora aperta sull’umanità. “Per non dimenticare” ma anche per riflettere, pensare e meditare sulla pazzia umana, sul disagio morale e etico, fin dove la crudeltà dell’uomo costeggia lidi dell’anima inesplorati. L’umanità intera si stringe intorno a struggenti e incatenati ricordi della storia. Un segno profondo 70 anni.
Ho visto parecchi film e documentari su queste tematiche della persecuzione razziale, il film quello più bello: “The Schindler list”. Due anni fa lo guardai insieme ai miei genitori. Mai più. Personalmente, non ci riesco, non voglio essere un insensibile, altrimenti non avrei scritto questo articolo. Soffro della sofferenza degli altri. La cruda verità mi fa male. Non ci voglio credere, un incubo assurdo. Da allora ogni volta che ricorre questa “evento” non faccio altro che costellare la mia mente di stupide, ingenue, autoreferenziali domande, quesiti senza una apparente risposta: “Perché Dio ha permesso ciò? Quanto hanno patito questi martiri? Perché io vivo qui ora e non tanti anni fa? Quale soluzioni si potevano attuare per fermare questa carneficina? Che fortuna ho io di vivere in questa età? Ecc.
Come ogni anno, rifarò il medesimo post sul blog, e mi rifarò le stesse domande. Non si può far finta di niente. Se penso ai poveri fanciulli… Niente scusatemi, sono un ragazzo troppo emotivo. Non possiamo neppur per un istante “metterci nei loro panni”, la tragedia è soggettiva, come la morte. Ho ancora in pressa nella mente alcune sequenze de “La vita è bella” una delle poche volte che ho pianto per un film.
Il mio cuore piange, ancora, se penso che tutt’ora, in questo inquinato mondo, esistono ancora movimenti antisemiti, xenofobi, disumani. E forse la Shoah non si è conclusa con la cessazione dei campi di sterminio. Sterminio… chi siamo noi, gente fatta solo di carne e ossa, a strappare la vita di un innocente e buttarla nel fuoco del disprezzo e della vergogna? In Africa come nel mondo, guerre tra religioni e popoli; in medio oriente con l’Isis…il male ha ancora i suoi seguaci. Non spegniamo la luce, la piccola fiammella della speranza… seminiamo pace e carità, combattiamo con le parole e non con le armi, fermiamo con la diplomazia queste stragi… “Le parole tranquille sono quelle che generano tempesta.”
Stasera se vi interessa su Rai5 alle 21.00 “Tutto ciò che resta – Concerto per la memoria”.