Siamo modelli estirpati da ogni fine, un balletto moderno, vedete l’indice dei nostri nomi, prego, grazie tante. Montaggio nel testare fedelmente il nostro pensiero di plastica, per eliminare quella incrostazioni affidabili nelle esigenze curate del tempo.
Sarà romantico baciare lungo le pareti appena imbiancate per evitare crepe che tingono un classico pericolo di una parola fuori posto. Modelli, nessuna manutenzione, un sistema di apertura delle nostre menti in questa plastica che assorbe poco poco di scia nell’essere perfetti e avere un profilo pressapoco politico e non popolare senza sapere dove andare fissando magneticamente tutto il mondo nei simboli dei nostri occhi con delle viti in nostra dotazione e non scambiabili con altri pezzi…
Black-out
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Sporca e democratica piuma

E adesso che il sole è fuggito
e adesso che mi sento labile e disinvolto, storia
di un corpo che trascina la sua vita
di un lauto splendore incandescente.
Rimpiango i miei voli pindarici sotto
l’arsura di una estate che sembrava non finire mai
ed ora che la vertigine sia amica mia, corpulenti
e graffianti nidi materni a cui aggrappare il mio pensiero
contingente… la mia mente vaga vagamente vagabonda
del suo mistero ad indicarmi un mondo austero troppo rude
per parole stanche come voi che in volo
osservano una sporca e democratica piuma,
vergine del mio orizzonte che forse si depositerà…
Essere per la gente un sentimento dissonante tra
le note di un caldo istante, uno scorcio di un ombra
che oscura un cartello stradale: “Divieto di transito per
i cospiratori di fame e abominevoli sognatori”.
Grumi acidi si notano sul mio sorriso
che a stento si fa bello e dal sapor di pioggia
che da la mia di felicità. Tutto è per me
vanità e limpida agonia nel trovare
con forzata frenesia la mia di nostalgia.
Un posto nel mondo,
ed è subito sera,
far rifiatare quel pizzico di gentile follia
rimasta via tra ubriachi e disinvolti pensieri
che si arrampicano nudi su questa
mia sporca e democratica piuma…
Raffaele
Volo stroncato

Il fisico stenta
a delineare i miei passi frenetici,
un tuffo,
un volo stroncato, un urlo
mai amato, l’essenza della vertigine,
giorni vagabondi distesi su un verde
prato di piume consumate.
Dai contorni incerti questa vita
che evapora ad ogni lacrima consumata.
Le mani si piegano
per attrarre su di se la magica forma di un oggetto
sferico ben delineato.
A miei occhi l’ardua sentenza
nel giudicare vivo un sogno ancora
non del tutto emancipato…
E’ tutto così complicato…